Marianna Morante – Per Padre Pio ogni Messa è la prima Messa – Alle prime luci dell’alba, nella solennità di San Lorenzo una folla di pietrelcinesi si è radunata presso la chiesa parrocchiale di “Santa Maria degli Angeli”. Da qui ha avuto inizio il cammino a piedi, di tredici chilometri, verso il Duomo di Benevento. Guidati dal parroco, fr. Giuseppe D’Onofrio, e accompagnati dal nostro direttore, fr. Gerardo Saldutto, il numeroso gruppo di podisti occasionali è giunto al palazzo vescovile per partecipare alla Santa Messa in ricordo dell’ordinazione presbiterale di Padre Pio, avvenuta nella cappella dei Canonici il 10 agosto del 1910.
A quel tempo erano presenti solo la mamma Giuseppa, uno zio e il suo caro arciprete, Don Salvatore Pannullo. Il papà Grazio e il fratello Michele, emigrati in America, non potettero partecipare alla funzione religiosa. Ma quattro giorni dopo tutti i suoi compaesani si presentarono in chiesa per assistere all’Eucaristia che il novello sacerdote celebrò nella chiesa dove troneggia, tuttora, la sua “Mammina celeste”, Maria Santissima della Libera.
È la prima Messa di Padre Pio.
Sono trascorsi 102 anni da quel 14 agosto e il popolo di devoti del santo si è riunito all’entrata del paese per accogliere S. Eccellenza mons. Francesco Antonio Nolè, Vescovo di Tursi-Lagonegro. Il Prelato, frate minore conventuale, è stato Direttore dei Postulanti a Benevento e Ministro Provinciale della Campania-Basilicata, prima di essere ordinato vescovo ed eletto a reggere una delle sedi vescovile della Basilicata.
La Banda musicale “Città di Pietrelcina” diretta dal M° V. Fierro ha aperto il corteo con le autorità religiose, civili e militari. Presenti: Mons. Pompilio Cristino, vicario dell’Arcidiocesi di Benevento; il Sindaco di Pietrelcina, Domenico Masone, e il sindaco junior, Paola De Girolamo; il comandante dei Carabinieri, Marco Simeoli e il capo della polizia Municipale, Antonio Mastronardi.
Le campane a festa della chiesa parrocchiale hanno annunciato l’arrivo della piccola processione e il canto eseguito dalle Suore Francescane dell’Immacolata ha accolto i numerosi sacerdoti concelebranti.
Durante la Santa Messa, S. Eccellenza Nolè ha più volte ricordato l’esempio di vita e di martirio di San Pio e di San Massimiliano Kolbe – di cui il 14 ricorre la festa liturgica – in quell’amore senza confini che li ha resi martiri dell’amore, in maniera diversa. L’uno martire nel confessionale, nella direzione spirituale, martire di quella incomprensione di tanti, inclusi i superiori della Chiesa. L’altro martire nel lager di Aushwitz. Il martirio ha permesso loro di giganteggiare in una virtù che il mondo di oggi mette da parte e non solo quello civile ma anche quello religioso, quello ecclesiale. La virtù più difficile, il voto più difficile, come sanno bene i miei confratelli francescani, non è il voto di povertà o di castità – ha aggiunto mons. Nolè. Il voto più difficile è quello di obbedienza, perché bisogna rinunciare alla propria volontà per accettare la volontà del Signore. È il voto più difficile ma è anche quello che ci fa diventare santi. Lo stesso Cristo, che era Dio, si fece umile, servo, obbediente fino alla morte e alla morte di croce. E come imparò l’obbedienza, dice Paolo? Dalle cose che patì, cioè dalla sofferenza. Un insegnamento che vale anche per ciascuno di noi, per la nostra persona e una virtù che dobbiamo insegnare ai nostri figli. Padre Pio è stato educato in questo modo nella sua famiglia alla sofferenza, al sacrificio, alla condivisione. Chiedere la sofferenza ai figli non significa che bisogna picchiarli o farli soffrire inutilmente. Basta chiedere un po’ di partecipazione alla vita familiare, un po’ di osservanza alle regole, un po’ di rispetto della buona convivenza, e soprattutto attenzione per gli altri. Basta dire: adesso stiamo mangiando spegniamo il televisore. Per un ragazzo, per un bambino questa è sofferenza. Ma quanto bene farà questo piccolo gesto. Lo aiuterà a capire come è importante condividere quel momento di dialogo, di comprensione, di confronto, di conoscenza. Le piccole sofferenze quotidiane fanno crescere, rendono forti, capaci di decisioni importanti.
Nella vigilia dell’Assunta come non ricordare anche il ruolo di mediatrice di Maria – ha detto il Vescovo di Tursi. Come è possibile per noi cristiani non capire che se Dio, tra le tante vie possibili, per venire sulla terra ha scelto Maria, come possiamo noi scegliere un’altra strada per ritornare a Lui se non la stessa. È la strada più sicura, più vera, più bella perché è la strada della mamma. Lo aveva capito bene Padre Pio. Perché non esiste un santo che non sia devoto della Madonna. È come dire che esiste un figlio che non ama la mamma. Certo esistono figli che non amano le mamme ma non sono figli. Esistono dei cristiani che non amano la Madonna ma non sono cristiani. Padre Pio ha imparato da Lei ad amare Gesù perché è madre sua e anche nostra. Lei sa cosa ci chiede il Figlio e ci conduce a Lui. E noi sappiamo che l’incontro con Gesù avviene nell’Eucaristia. Gesù l’ha istituita il giovedì santo per i discepoli per inviarli a fare altrettanto, ma l’Eucaristia dove ha donato la vita è la croce. La stessa croce, con i chiodi infissi nella sua carne, che Padre Pio ha avuto quale dono di sofferenza e di amore quasi per tutta la vita. Ecco cosa dovrebbe significare per noi partecipare alla celebrazione eucaristica. Farsi uno con Cristo e soffrire con lui mettendoci in croce. E l’Eucaristia diventa la fonte e il culmine della nostra vita spirituale. Il cristiano non può vivere senza Eucaristia, perchè è come l’aria, come l’ossigeno per il corpo. Senza Eucaristia siamo morti spiritualmente. Non siamo capaci di perdonare, non siamo capaci di grandi gesti di carità, non siamo capaci di donare la nostra vita ogni giorno per gli altri, non siamo capaci di fedeltà a Dio, fedeltà alla moglie al marito, fedeltà alla vocazione, fedeltà all’amicizia, agli impegni presi. Allora ricordare i 102 anni della prima Messa di Padre Pio è chiedergli di aiutarci a capire cosa significa ricevere l’Eucaristia. Farsi uno con Cristo crocifisso, come Lui pane per i miei fratelli, capaci di andare incontro ad ognuno, ma soprattutto di spendere la vita ogni giorno come fanno le nostre mamme e i nostri papà per la vita dei propri figli e fratelli. Questo è l’impegno grande che dovremmo prendere come devoti di Padre Pio. E così cresce la Chiesa e così noi saremo chiamati a cose più grandi – ha concluso il Vescovo – e trascineremo anche i nostri fratelli con la nostra coerenza, con la nostra gioia di appartenere a Cristo, con il nostro coraggio di dire ‘io sono cristiano e sono orgoglioso di esserlo’.
Al termine della Santa Messa c’è stata la consueta distribuzione dei “raffiuoli”, il tipico biscotto che come da tradizione si prepara ancora oggi per festeggiare i novelli sposi, e che la mamma di Padre Pio offrì alla popolazione per festeggiare suo figlio, novello sposo di Cristo.
In alto, alcune immagini dell’Anniversario della prima Messa di Padre Pio