Marianna Morante – In ricordo della morte di Padre Pio – Fiaccolata, vespri, rosario meditato, adorazione Eucaristica e infine la Santa Messa con la commovente lettura del beato transito di Padre Pio. I Frati Cappuccini di Pietrelcina si sono alternati animando i vari momenti che hanno scandito le ore di preghiera in lode e ringraziamento a Dio per averci donato un ‘grande’ santo.
Gremita la chiesa parrocchiale di Pietrelcina per la tradizionale veglia di preghiera nel ricordo degli ultimi momenti di vita di Padre Pio. Era la notte del 22 settembre del 1968 quando il suo stato di salute si aggrava. Un giorno speciale – come lo ha definito fra Enzo Gaudio nell’omelia – in cui il cuore vibra perché quando si parla di un santo come Padre Pio, dalla portata mondiale, ognuno ha da raccontare qualcosa, ha una sua storia personale. Ed è questa la specialità, la bellezza, l’unicità di questo santo. E sicuramente la storia di ciascuno di noi non è uguale a quella degli altri perché il progetto di Dio è diverso per ognuno così come le impronte digitali sono diverse tra milioni e milioni di esseri che popolano il mondo. Che grandezza, che piano stupendo. L’amore di Dio che si manifesta nell’attenzione per ognuna delle sue creature. Ma quest’attenzione viene dedicata particolarmente a degli uomini e a delle donne che il Signore sceglie chiamandoli a sè con tono accorato: “Venite vi farò pescatori di uomini”. La scrittura dice che “subito lasciarono le reti e lo seguirono”.
È capitato anche a noi religiosi – ha sottolineato fra Enzo – che abbiamo scelto il Signore. Una strada forse non tanto condivisa dal mondo, ma che permette che quel sì scaturito dal centro di un cuore, povero, fragile, fatto di piccole cose, di misera umanità, nelle mani di Dio possa cambiare le sorti del mondo. È capitato a un bambino di questa terra che ha vissuto in questi luoghi scarni, sobri, essenziali, come erano le dimore dei contadini. Una vita scandita dalle poche feste, dal lavoro nei campi, dal frugale cibo. In una famiglia, quella dei Forgione, che si stringeva intorno al focolare per pregava come era stato loro insegnato. Una preghiera semplice, la preghiera dei ‘piccoli del Vangelo’ che arriva direttamente al cuore di Dio. E Francesco ha camminato in questa terra, ha vissuto questi luoghi. Stando seduto sul presbiterio ho provato a immaginare le sue messe in questa chiesa, su questo altare. Interminabili! Le fonti ci dicono che a volte sfiorava le quattro ore. Evidentemente accadeva qualcosa. Quel sì di quel piccolo bambino, ha cambiato le sorti dell’umanità.
50 anni di stimmate sono cosa da niente rispetto alle calunnie, persecuzioni, segregazioni. Ogni sorta di male si era avventata contro di lui. Voleva distruggerlo, demolirlo, ma lui è stato forte di ciò che dice l’apostolo Paolo: «Signore se tu sei con me chi potrà mai essere contro di me?». È questa la forza di San Pio – ha concluso fra Enzo – di quel piccolo bambino Francesco Forgione, nato in questa terra. È la forza dell’amore che trasforma tutto la sua vita in immolazione per alleviare la sofferenza altrui. Ecco l’amore che si fa carità, che si fa donazione, che si fa croce. È la croce il distintivo di San Pio da Pietrelcina, perchè nella croce di Cristo che trova la forza per combattere il male. Allora cosa ci dice oggi Padre Pio a noi che siamo stati tutto questo tempo in preghiera in questa chiesa e a coloro che a San Giovanni Rotondo stanno vivendo lo stesso nostro momento intensamente?
Se crediamo e ci perdiamo nell’amore che Dio ci dona gratuitamente sulla croce, la nostra vita può cambiare, può trasformarsi, e dove c’è il buio ci sarà la luce, dove c’è la menzogna ci sarà la verità. Sia anche per voi fratelli questo l’obiettivo: amare, amare, amare. Non c’è altro termine nel vocabolario di Dio: Amore. Ed è in questo amore che ci dobbiamo perdere fratelli e sorelle. Amore che dimentica, che perdona, che ci mette nel cuore di Dio.
In alto, alcuni momenti significativi dell’importante evento