E’ dal 1939 che Papa Pio XII nominò san Francesco d’Assisi Patrono d’Italia, uno dei santi più popolari nel mondo, nato ad Assisi nel 1182 e fondatore dell’ordine che da lui prese nome. Una ricorrenza ancor più privilegiata considerando l’eccezionalità del Giubileo della Misericordia che stiamo vivendo a cui si aggiunge la ricorrenza degli ottocento anni del Perdono di Assisi. Un tempo di grazia particolare in cui aprirci alla Misericordia di Dio. Non possiamo non ricordare le parole che Francesco scelse nel suo Testamento per descrivere gli inizi, ormai lontani, della sua conversione: “Il Signore stesso mi condusse tra i lebbrosi e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo”. Quel “fare misericordia”, che vive nell’incontro con il lebbroso e che gli dona un’esistenza nuova, ha tracciato tutta la sua vita, lo ha accompagnato, incoraggiato e lo ha fatto vivere del dono e nel dono. In questo volto del Padre “ricco di misericordia” (Ef 2,4), Francesco impara ad amare. Un amore prima ricevuto, accolto e vissuto e poi offerto. Un amore che apre alla lode e al ringraziamento.
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