di Marianna Morante – Ogni anno la Fraternità cappuccina di Pietrelcina commemora la stimmatizzazione di Padre Pio, la prima manifestazione dei segni dei chiodi della crocifissione di Gesù sulle mani e sui piedi. Era presumibilmente il 7 settembre del 1910 e Padre Pio si era recato nella contrada di Piana Romana a respirare aria più fresca per refrigerarsi dalla calura estiva. Dopo aver aiutato i genitori nei lavori dei campi si siede all’ombra di un frondoso olmo per la recita quotidiana delle sue orazioni al Signore. E lì mentre è assorto in preghiera accade l’inspiegabile, ciò che non si può comprendere se non con la sapienza della fede. Il giovane sacerdote tiene nascosto un simile fenomeno, ne parlerà solo un anno dopo al suo direttore spirituale, padre Benedetto, in una lettera dove racconta l’accaduto.
Nell’anniversario della prima stimmatizzazione di Padre Pio si è svolta proprio a Piana Romana una solenne Eucaristia presieduta da S. Ecc.za mons. Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento. Presente la fraternità cappuccina locale e l’immancabile padre Guglielmo Alimonti con i vari Gruppi di Preghiera che hanno animato la Santa Messa diretti dal coro del centro regionale dell’Abruzzo.
L’assemblea, in una chiesa gremita, ha ascoltato con attenzione la riflessione omiletica di Sua Eccellenza che, facendo riferimento alla liturgia, ha sottolineato il parallelo che esiste tra Padre Pio, San Francesco e l’apostolo Paolo che per primo dice ‘le stimmate di Cristo le porto nel mio corpo’. San Paolo, Francesco d’Assisi, Pio da Pietrelcina: c’è un tratto che li lega come in fondo lega ogni santo e ogni cristiano ed è l’amore al mistero pasquale di Gesù, mistero di morte e di resurrezione. “Un santo non riceve le stimmate sul corpo se prima non porta nel cuore questo mistero, per cui le stimmate corporali sono il suggello, la ratifica di un’altra unione intima tra l’amante e l’amato, tra l’uomo cristiano e Gesù di Nazareth” – ha così spiegato mons. Accrocca continuando con una domanda che spesso ci poniamo anche noi: Perché a loro?. “Tanto Francesco quanto Padre Pio hanno avuto coscienza della loro piccolezza, hanno amato così intensamente Gesù e Gesù crocifisso da poter essere assimilati a lui anche nei segni esterni. E non a caso il Vangelo dice proprio questo: il Padre ha nascosto agli intelligenti e ai sapienti cose che invece ha rivelato ai piccoli, a persone cioè che si rendono conto della propria debolezza, della propria fragilità e che con umiltà riconoscono i propri limiti”. Il Presule beneventano ha poi chiarito che “i guai nascono quando l’uomo commette il delirio di onnipotenza. Ed è una cosa molto più frequente di quello che pensiamo. Quante volte si dice a una persona: attenzione…attenzione… E l’altro risponde che può fermarsi quando vuole, che sa come gestire la propria vita. Quanti sono partiti da una semplice sigaretta, da uno spinello sicuri di poter gestire con la sola propria volontà una possibile dipendenza e poi sono arrivati alla droga? Ecco questo è un esempio di delirio di onnipotenza, un virus più diffuso di quel che crediamo. Di fronte a questo i Santi, invece, ci aiutano ad avere coscienza della nostra fragilità e piccolezza. È la prima grazia che dobbiamo chiedere ogni giorno a Dio che ci permette sicuramente di essere più guardinghi e di evitare di metterci nei guai”.
Mentre la seconda grazia che Sua Eccellenza ci indica di domandare al Signore è un amore forte nella croce di Gesù Cristo, quell’amore che ha permesso a Francesco d’Assisi e a Padre Pio di essere transverberati dallo Spirito sino ad avere sulla propria carne i segni della passione. Questo significa accogliere la croce nella nostra vita. “E attenzione – ha aggiunto – perché qui c’è un sottile equivoco che si insinua pericoloso nella professione di fede di tanti cristiani. C’è qualche volta la tentazione di scambiare la fede per un patteggiamento dicendo: Gesù, io mi comporto bene, osservo i tuoi comandamenti e quindi tieni lontano da me la malattia, i debiti, le tensioni, i problemi. Cioè devi tenere lontano dalle porte della mia casa la croce. Questo è il tradimento supremo del cristianesimo. Certo altro è parlare, altro è viverla sulla pelle. Ma Gesù ci ha detto chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Come sono diventati santi Francesco e Padre Pio? Seguendo Gesù sulla via della croce. È anche legittimo, come ha fatto lo stesso Gesù, pregare: Padre se è possibile allontana da me questo calice. Ma dobbiamo fare anche la seconda parte della preghiera: Tuttavia, sempre e dovunque sia fatta la tua volontà. E questa è la seconda grazia che vogliamo chiedere al Signore”.
La terza grazia è tutta francescana – ha chiosato l’Arcivescovo. “Vivere la croce non deve fare di noi delle facce da funerale. Questa è una contro testimonianza. Un cristianesimo triste non fa innamorare nessuno. Dobbiamo vivere come ci insegna Francesco, con letizia. La nostra vita per quanto è possibile deve essere sempre condotta col sorriso sulle labbra”.
Al termine della Santa Messa si è svolta una breve processione Eucaristica verso la cappellina che conserva quel che resta dell’albero di olmo dove Padre Pio raccolto in preghiera ebbe le prime stimmate.