– di fr. Francesco Scaramuzzi –
“Passeggeri distratti. Prigionieri in gita senza una via d’uscita…”, così cantava qualche anno fa Raf. E in effetti ci ritroviamo spesso a essere risucchiati dal vortice degli eventi quotidiani. Ognuno corre immerso nelle cose da fare. Il ritmo è caotico, stressante. I rapporti umani diventano superficiali. Ogni giorno ci passano accanto una infinità di persone e non ce ne accorgiamo. Rischiamo di essere fantasmi l’uno per l’altro. Siamo distratti!
Troppo ricurvi su noi stessi, sui nostri progetti e problemi, sulle nostre ansie e paure. Siamo, appunto, passeggeri distratti che, pur viaggiando insieme, non si conoscono o, peggio ancora, si ignorano. Viaggiatori con l’anima in balia del nostro tempo. E ciò che ci interessa veramente sembra sfuggirci senza che ce ne accorgiamo. “Hai mai trovato quello che volevi? Sei mai partita per dove sognavi? Hai mai guardato dove nascono i venti?” recita il brano di un altro cantante famoso, Piero Pelù. Oggi conviviamo con qualcosa di più subdolo del processo di massificazione, perché poco tangibile in apparenza ma non per questo meno drammatico. Abbiamo smesso di sognare e di stupirci della vita.
Il risultato è sempre lo stesso: siamo distratti. “E che siamo di passaggio come nuvole nell’aria, che si nasce e poi si muore in questa vita straordinaria… dipende. Dipende da che punto guardi il mondo” suggerisce il brano di Jovanotti.
Non vorrei farvi pensare che io non abbia altre parole da dover far ricorso a quelle dei beniamini dei giovani. Anzi, vorrei proprio farvi riflettere su quanto siamo distratti. Ascoltiamo queste canzoni a volte per mesi e anni. Le si canticchiano, quasi salmodiandole e il loro significato non ci tocca minimamente. Eppure questi cantanti hanno fan e sostenitori dappertutto e le loro parole pur belle e significative non aiutano a soppesare quale direzione dobbiamo dare al nostro viaggio umano.
C’è un’unica parola, però, che resta e che da duemila anni ancora è capace di parlare al cuore degli uomini, trasformandolo, ed è quella di Dio. Non si tratta di essere esclusivisti o di porsi in contrapposizione agli altri, ma di vivere in fedeltà le scelte battesimali fatte e tutte le altre scelte conseguenti al nostro personale stato di vita. È arrivato il tempo che ognuno faccia davvero la sua parte per ridare dignità alla propria e altrui esistenza su questa terra. Siamo di passaggio in questo mondo e a che serve guadagnare tutto e tutti se poi perdiamo la nostra anima, ovvero ci danniamo qui e per l’eternità?
Il cammino quaresimale, che intraprenderemo dall’ultima settimana di questo mese, ci riporta a quella scelta radicale che ogni cristiano è chiamato a fare se vuole vivere profondamente e sinceramente la sua fede in Cristo.
E’ bene fare tesoro della parola di Dio per rettificare cammini e percorsi personali che ci allontanano dalla strada evangelica dell’assunzione della croce quotidiana e della responsabilità verso la salvezza dell’anima propria ed altrui.
In questo contesto diventa di grande stimolo all’impegno personale, serio e costante, quello che scrive San Paolo apostolo: “Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio… Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”.
Non distruggiamo la spinta interiore che abbiamo verso il soprannaturale e l’eterno. Al contrario, guidati dallo Spirito del Signore, è obbligo morale per tutti riconoscere la volontà di Dio in ogni situazione della nostra vita e in quella altrui, sapendo individuare ciò che è veramente buono, perfetto e gradito al Signore e non alla nostra persona.
In altre parole decidersi finalmente ad amare, che vuol dire amare per primi senza chiedere nulla in cambio.Il nostro viaggio diventerà più bello e avrà più senso se ci riscopriamo l’uno dono per l’altro.
Allora, né vagabondi, né viandanti, né passeggeri distratti, ma pellegrini attenti. Proponiamolo insieme sul palcoscenico della nostra esistenza. Non come isolati interpreti che si esibiscono in competizione a un festival, ma proponendoci, in questo periodo quaresimale, in un unico canto corale, adattando con parole nostre, quella che fu la lode di Maria: L’anima mia ‘cammina’ nel Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore…
È il canto del Magnificat che, con l’aggettivo stupendo, definisce l’atteggiamento di chi esce dalla distrazione per entrare e immergersi nella vita.