– di Marianna Morante –
Nella chiesa conventuale della “Sacra Famiglia” dal 25 maggio scorso è possibile pregare davanti al pregevole Reliquiario realizzato dallo scultore-orafo, il maestro Lineo Tabarin. Ciò che rende ancor più preziosa l’opera d’arte è il suo contenuto.
Infatti il tempietto custodisce l’unica reliquia del corpo di Padre Pio conservata in un posto diverso da San Giovanni Rotondo: l’osso Ioide. Un osso a forma di u che si trova alla base della lingua, non connesso con lo scheletro mediante articolazioni, ma solo con legamenti e muscoli e pertanto è l’unico osso che si è staccato in modo naturale dalla salma di Padre Pio al momento della ricognizione canonica.
La provincia religiosa dei Frati Cappuccini di “Sant’Angelo e Padre Pio” ne ha fatto dono alla città di Pietrelcina e verrà per sempre conservato ed esposto nella chiesa voluta dallo stesso Padre Pio.
59 anni fa fu inaugurata la Chiesa della “Sacra Famiglia e il convento annesso, per espresso desiderio di Padre Pio che voleva a Pietrelcina la presenza dei suoi confratelli cappuccini. Prigioniero della sua notorietà non potè presenziare alla cerimonia di consacrazione in quel 20 maggio del 1956, ma sappiamo che fu presente in bilocazione. Infatti, ad un paesano che si lamentò con Lui per la delusione subita, Padre Pio rispose: «E chi te l’ha detto che, il giorno dell’inaugurazione, io non ero a Pietrelcina?… ti dico persino quanti sono gli scalini per entrare nella Chiesa in convento: sono nove» e aggiunse: «Io conosco la casa mia».
Ecco Padre Pio, dopo 93 anni è ritornato a casa, nella sua casa, nella sua terra di origine.
“Tutto è grazia”, dice San Paolo, cioè tutto può essere occasione per indirizzare la nostra vita verso l’Alto, con decisa, coraggiosa perseveranza.
D’altronde una delle tante espressioni d’amore e d’affetto verso una persona che non c’è più, è quella di conservare e venerare qualcosa che le sia appartenuto o che sia in relazione alla sua esistenza. Così ci piace rivedere foto dei nostri cari od oggetti, anche poverissimi, che ce li rammentano e che in qualche modo ce li rendono presenti. E’ una caratteristica propria dell’essere umano, espressione della sua sensibilità e del suo desiderio di andare oltre i limiti del nascere e del morire, perchè l’amore, quello autentico, non conosce confini di spazio e di tempo.
Se questo è vero per la gran parte di noi, lo è ancora di più in relazione a chi, nella storia di un popolo, ha avuto una importanza particolare, basti solo pensare agli innumerevoli musei dove si raccolgono i cimeli dei grandi uomini del passato.
Per noi cristiani diventa perfino legittimo la venerazione di una reliquia, perché – ci ricordano i Padri della Chiesa – “Anche quando l’anima non è più presente, c’è una forza nei corpi dei santi che guarisce, rinnova e santifica, dà coraggio ed ammonisce”. Da ciò consegue la grazia e il desiderio di trasformare la nostra vita, come ha fatto il nostro caro San Pio. Il ricorso ai santi è, ovviamente, subordinato al ricorso al Cristo, unico Salvatore degli uomini.
La reliquia di Padre Pio ci aiuterà a fare memoria della sua vita; ci aiuterà ad attualizzare la sua presenza in mezzo a noi. Un dono di benedizione per tutti i devoti e uno speciale segno di predilezione per i pietrelcinesi.
Pregare di fronte ad essa significa riaffermare la nostra fede impegnandoci alla imitazione del Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto, del cui volto sono immagine luminosa i Santi.
Chiediamo a San Pio di sostenerci, con la sua intercessione presso il Signore, suscitando quella fede forte e matura che ci porta a Dio. È l’omaggio più autentico che noi, suo popolo di devoti possiamo tributargli.
In basso: le foto dell’arrivo della Reliquia di Padre Pio portata dal Ministro provinciale fr. Francesco Colacelli e dal Rettore di S. Giovanni Rotondo e l’accoglienza del guardiano di Pietrelcina, fr. Francesco Scaramuzzi; la processione del 25 maggio e la collocazione della Reliquia nel tempietto custodito nella Chiesa del Convento “Sacra famiglia”.