“Se vuoi conoscere san Pio da Pietrelcina lo devi vedere nei suoi compaesani, perché la tempra della ‘Morgia’(la roccia), la rocciosità, la caparbietà di trasformare una terra ostile attraverso un lavoro tenace, forte, rigato nel sudore e arso dalle calure estive la puoi trovare solo nei pietrelcinesi”. Così ha esordito fr. Luigi Lavecchia, alla presentazione svoltasi a Pietrelcina del libro di cui è autore: “L’uomo Francesco Forgione – Padre Pio da Pietrelcina – attraverso i Componimenti scolastici e l’Epistolario”. Sono intervenuti il Sindaco di Pietrelcina, Domenico Masone, e il teologo fra Nazario Vasciarelli, Guardiano del Convento di Isernia. Moderatore della serata è stato fra Enzo Gaudio, Vice Parroco di Pietrelcina, che ha anche letto alcuni brani dell’Epistolario scritto da Padre Pio, mentre il maestro Luca Frazzetto ne armonizzava l’ascolto con le note della sua chitarra.
Fr. Nazario Vasciarelli, analizzando a fondo le pagine del libro, nella sua relazione ha sottolineato il Padre Pio che emerge da questo lavoro: “Il padre Pio di vico Storto Valla, che cresce con i valori della sua famiglia, che sa mettersi in discussione con Dio, che avverte il fascino del mondo prima di scegliere la via dei Cappuccini, che soffre la malattia, che sente di essere amato dal parroco don Salvatore; è il figlio di contadini; è l’amico di Mercurio Scocca; il referente dei suoi compagni di studentato; è l’orante figlio della Madonna della Libera. Padre Pio presenta tutti i valori di un ragazzo buono, allevato e formato su valori essenziali come il rispetto, la gentilezza, la gratitudine, la cordialità, la fiducia… Francesco Forgione è l’uomo fedele; fedeltà a Dio, fedeltà all’uomo, fedeltà alla vita da lui scelta, fedeltà agli impegni assunti col Signore prima e con le creature dopo, fedeltà alla Chiesa. In questa logica si inserisce l’impegno di schierarsi dalla parte degli ultimi, dei poveri, dei bisognosi, degli ammalati, dei peccatori. Quando il giovane padre Pio chiede a padre Benedetto il permesso di importunare il Signore per “portare la Croce” si impegna con Dio e con gli uomini”.
“Allora per essere Santi bisogna prima di tutto non vergognarsi di essere uomini – ha concluso l’Autore – bisogna piacersi, amarsi per quello che si è, e San Pio da Pietrelcina questo ha offerto: se stesso come uomo del luogo in una umanità che toccata dalla grazia di Dio ha trovato nella docilità dell’uomo Francesco Forgione quel sì necessario perché lui potesse crescere in grazia e in riferimento e giunto alle vette più alte resta sempre quel pietrelcinese che ricorda pietra su pietra del suo paese, che porta l’essenzialità del suo popolo riscontrabile nel suo sorriso, tipico della gente di questo luogo”.
E concludendo fr. Luigi Lavecchia ci ha svelato il segreto di un Santo. “Il Santo ha un segreto che è la quotidianità. Padre Pio è un uomo che piange, che sorride, che perde la pazienza, che sa giocare, che sa prendere in giro, che sa dare istruzioni di galateo, che sa chiedere raccomandazioni in tempo di guerra, insomma un uomo come ciascuno di noi per dire che la storia di tutti i giorni è il luogo della santità”.
Un libro, dunque, da leggere per scoprire che la santità è intessuta di eroismi quotidiani, si compone delle nostre virtù personali e si manifesta in piccoli gesti d’Amore.