– di fr. Francesco Scaramuzzi –
I nomi e le immagini dei santi sono dappertutto, persino laddove ci sembrerebbe meno opportuno trovarli. Più che la nostra vita a volte condizionano le nostre scelte nell’acquisto di beni e prodotti di consumo.Non ce ne rendiamo conto, ma in un supermercato questi appellativi sono più diffusi che in una chiesa.
Vi invito a fare un sondaggio alla prossima spesa alimentare. Ne abbiamo un elenco infinito: dalle patatine San Carlo alla confettura Santa Rosa; i pomodori San Marzano e il prosciutto San Daniele; la mozzarella San Lazzaro e il vino San Crispino; l’olio San Giuliano e perfino le tisane Sant’Angelina. Per non parlare della gastronomia tipica italiana. C’è un dolce che li raccoglie tutti: il Pan dei Santi. È una piccola pagnotta lievitata, caratteristica della Toscana, dalla pasta morbida e spugnosa a base di uvetta e frutta secca, cioè i “santi”. Si gusta appena sfornato, ma quando è raffermo lo si consuma, neanche a dirlo, inzuppato nel Vin Santo.
Ma c’è un Pane “che non perisce”, che davvero è cibo indispensabile per noi cristiani, vero “pane quotidiano” offerto a tutti. Il suo potenziale energetico e calorico non può essere conteggiato sulla bilancia dei vari dimagramenti, anzi questo tipo di dieta sarebbe pericolosa perché ci fa rischiare l’anoressia interiore. É il pane dei forti, dei santi, dei puri, dei martiri. È un pane senza il quale la vita di grazia si estingue in noi e moriamo affamati di Dio. «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,48ss). È la promessa sconvolgente fatta da Gesù. Grazie all’Eucaristia, Pane di vita, il cristiano diventa ciò che mangia. Se quando ci nutriamo assimiliamo il cibo che diventa nostro corpo e nostro sangue, nell’Eucaristia è Cristo che assimila a sé chi si nutre di lui, aiutandoci a rendere i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la nostra vita simile alla sua. Dopo una comunione fatta con fede e con amore possiamo veramente dire: «Ora non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
Nell’Eucaristia Gesù dona all’uomo il cibo che lo alimenta e il sacramento che lo rinnova e lo sostiene, così come aveva promesso: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Il nostro compito è di non mettere ostacoli all’azione della grazia. Dobbiamo accostarci periodicamente a ricevere la Comunione per crescere nell’intimità con Cristo e nella santità. Ce lo consiglia anche il nostro caro Padre Pio: «Il mezzo migliore e unico per conservarsi fedele a Dio per quell’anima, che è sempre a contatto con gente senza fede e senza legge, che hanno la bestemmia sulle labbra e in cuore l’odio, è quello di accostarsi quotidianamente a ricevere Gesù, alla mensa degli angeli» (Ep. I, 363).
L’invito di Padre Pio diventa pressante quando aggiunge: «Non deve mai tralasciare di satollarsi del cibo degli angeli. Molte saranno le tentazione che ne riceverà dal nemico, che ignora il vantaggio che da questo cibo ne riceve la sua anima e molte altre ancora per lei, ma non si spaventi affatto. Gesù promette che non lascerà di assisterla. La promessa di Gesù è immutabile» (Ep. I, 379).
Il pane eucaristico è la forza dei deboli, il conforto dei malati, il viatico di chi parte da questo mondo. È pegno e certezza di vita eterna. Non una realtà lontanissima, l’al di là, il paradiso. Avere la «vita eterna» fin da ora significa in concreto non temere più di essere perdenti su questa terra. Mangiare il pane di Dio vuol dire non aver più paura perché è bandita l’angoscia presente nell’uomo per il timore della morte e delle sue anticipazioni: l’insuccesso, la solitudine, la frustrazione, la confusione, la fatica, la malattia.
Diventiamo allora anime eucaristiche affamate di Cristo, desideriamo che diventi per noi “pane quotidiano”, accostiamoci a riceverlo con le disposizioni interiori dei tanti santi, portiamolo ai nostri fratelli, corpo mistico di Gesù, soprattutto a coloro che ci fanno soffrire, ci criticano, non ci amano. Così ben disposti non ci costerà molto dire il nostro “Amen!” al momento di ricevere la Comunione, quel “sì” rivolto a Cristo ma anche a coloro che abbiamo intorno per camminare spediti e insieme verso l’eternità. E rassicuratevi perché come dice Padre Pio: «Voi siete con Gesù e Gesù è con voi».