Marianna Morante – In 10 anni sono triplicati – “Ti auguro di vivere fino a cent’anni”, si diceva una volta. È necessario riformulare questo auspicio per Filomena Pennisi e chi come lei a 100 anni ci è già arrivato.
Da tutti chiamata ‘zia’ Filomena, grazie a quell’attributo al nome che con affetto si usa nei paesi, la nostra longeva signora è nata a Pietrelcina il 1 marzo del 1911. Ha imparato giovanissima l’arte del cucito e per tutta la sua vita lavorativa ha confezionato decine e decine di capi di abbigliamento e abiti da sposa. Nel 1950 ha sposato Luigi Tretola, dal quale ha avuto un figlio Sergio. Accanto a lei il giorno del suo centesimo anno anche la nuora Carmelina e le sue due nipoti.
Un po’ frastornata dal clamore suscitato dalla sua longevità, la briosa nonnina ha partecipato alla Santa Messa celebrata nella chiesa di Santa Maria degli Angeli dal parroco, fr. Giuseppe D’Onofrio, e poi alla grande festa organizzata dai parenti. La banda musicale ha rallegrato la giornata richiamando tutta la comunità pietrelcinese a rendere omaggio alla nuova centenaria. Un intero paese festante che nell’ultimo decennio ha visto aumentare considerevolmente il numero di coloro che giungono al traguardo del secolo di vita.
Ma qual è l’identikit di un centenne? Capelli bianchi, viso corrugato, corpo esile a volte trascinato a fatica, ma uno sguardo ricco di espressività, di amore, di gioia di vivere.
Ecco i centenari pietrelcinesi. Non hanno frequentato corsi in palestra e tanto meno sedute dall’estetista. Sono passati attraverso le due guerre, il boom industriale, le crisi economiche e sono diventati più forti. Non c’è una ricetta per tutti. Si arriva a 100 anni mangiando verdura e legumi, ma anche pasta, pane e un bel bicchiere di vino. L’elisir di lunga vita si cerca nella cellula, ovvero nei suoi costituenti fondamentali, il DNA e le proteine, ma soprattutto nello stile di vita e nell’ambiente in cui si abita. Perché per oltrepassare il secolo di vita è importante sentirsi amati ed essere inseriti all’interno di una famiglia e della società. Certo, a volte, sanno essere testardi e cautamente innovatori, ma il carattere che contraddistingue chi supera i 100 anni è la moderazione, l’equilibrio, uno stile di vita regolare. Secondo gli studiosi, forse, in un futuro non molto lontano si arriverà a vivere 130 o 150 anni. Il problema vero però non è tanto quello di allungare la vita quanto di migliorarne la qualità. A questo proposito mi viene in mente un famoso film: “Una settimana da Dio”, il cui folle protagonista è l’emblema planetario della sindrome da onnipotenza di cui è afflitto il comune business-man del mondo occidentale. Nel finale, unico momento positivo della sceneggiatura, il regista vuole far capire che il maggior prodigio umano è l’esercizio della libertà di ognuno da cui emergono le scelte costruttive: la ricerca, il lavoro, la meditazione, le opere di solidarietà, il senso del dovere quotidiano. È necessario guardare ciò che ci circonda tenendo presente il detto “comunia non comuniter” – vedere, cioé, le cose comuni in modo non comune. Il prodigio della vita è proprio qui: sotto i nostri occhi che vedono, nelle nostre mani che toccano, nelle nostre orecchie che ascoltano, nella nostra mente che elabora ricordi ed idee.
Tutto, se si vuole, diventa davvero straordinario, come la vita stessa è un miracolo.
Nessuno di noi ha fatto niente per venire al mondo, per “meritarsi” di vivere! Siamo un regalo a noi stessi!
“La vita è un dono legato a un respiro / dovrebbe ringraziare chi si sente vivo”, canta Renato Zero in un suo brano musicale dedicando questa canzone a Papa Giovanni Paolo II.
Ringraziare, infatti, vuol dire sorprendersi di fronte alla vita nella consapevolezza che niente ci è dovuto, ma tutto ci è regalato. Tutto è dono: ogni incontro, ogni sorriso, ogni avvenimento, lieto o triste. Ogni giorno diventa un’occasione unica per diventare ciò che siamo: amore che si dona! Questo è il segreto che può trasformare davvero il mondo. Ce lo ha insegnato Gesù sulla croce. Ce lo ripete anche Padre Pio che ha fatto della sua vita un’offerta di sè per i fratelli: «Ogni nuovo giorno è un giorno in più per amare, un giorno in più per pregare, un giorno in più per vivere».
A destra, la centenaria Filomena con la sua famiglia